martedì 4 marzo 2025

Nell'era di Internet


 

Nell’era di Internet, tutto sembra più bello, più facile e meno faticoso.

Tutte le scuole, ormai, hanno la connessione ad Internet.

È facile notare Laptop, Ipod, Iphone, Blackberry connessi via wireless con la rete. La sindrome delle e-mail, notifiche, poke e simili, ci avvolge. I servizi scolastici si avvinghiano tra Internet, Intranet ed Extranet, macinando dati e informazioni che saturano le linee ADSL.

Le istituzioni scolastiche arricchiscono la loro offerta formativa con corsi di specializzazione, approfondimento e integrativi.

Nuovi strumenti di controllo e supporto alla didattica si moltiplicano.

Ho la tentazione di associare la corsa a Internet con quella all’oro.

Per chi non ha presente questa fase della storia, mi permetto di ricordarla.

Nel XIX secolo migliaia di persone negli USA, migrarono nei luoghi dove si diceva che ci fosse tanto oro da raccoglierlo con le mani. Nella febbrile ricerca dell’oro, pochissimi si arricchirono, ma moltissimi rimasero con un pugno di mosche in mano. I poveracci, illusi, vissero di stenti e morirono con l’amarezza di non esserci riusciti.

Internet, oggigiorno, appare come l’oro del Colorado. Tutti sentono l’importanza e la voglia di tuffarsi dentro, ma pochi sono consapevoli di entrare in un luogo senza gravità.

Scusate la presunzione, ma un giorno decisi di imitare il grande Socrate. Mi resi trasparente e girai per un istituto tecnico.

Già prima di entrare, vidi dei ragazzi fuori che attendevano l’inizio della seconda ora. Sentivo che uno di loro si lamentava poiché, avendo fatto tardi la sera prima, non era riuscito ad alzarsi per tempo, alla prima ora. Chissà perché i ragazzi dell’era di Internet vanno a letto tardi la notte!

Entrando nella scuola, vedo qualcosa di innovativo rispetto ai vecchi tempi. I giovani collaboratori scolastici hanno sostituito il classico giornale con un notebook.

In segreteria, ogni applicata è immersa nella videata del suo PC.

Non so se interpreto bene, ma ho l’impressione che qualcuna di loro, si chieda: “…ma perché fa cosi?”.

Il silenzio del luogo di lavoro è solo interrotto da esclamazioni o da domande senza interlocutore.

Passo attraverso il muro e cerco di interpretare il pensiero del dirigente scolastico perché anch’egli deve trovare il tempo per il lottare con il PC. Il suo pensiero mi appare un po’ più chiaro.

“Devo finire velocemente questo lavoro! Se non lo facessi il mio lavoro apparirebbe poco professionale. Inoltre, pur non convito su alcune scelte operate, devo adeguarmi, altrimenti darei strada a critiche gratuite… ”.

Mi affaccio in un laboratorio tecnico e noto un professore che si avvicina a un alunno e gli chiede:

“Potresti ripetermi il significato di …, che ho illustrato nella precedente lezione?”.

L’alunno non avendo avuto tempo per studiare, cerca di tergiversare, prima di dare la risposta. Mentre il professore lo aiuta a ricordare, il furbo alunno, via Internet, attiva la pagina Wikipedia e tenta una lettura fugace.

Un attimo dopo, l’alunno abbozza una risposta.

Il professore la dichiara incompleta e addirittura errata.

A questo punto, il ragazzo tira fuori l’asso dalla manica e afferma:

“Professore, avendo ieri consultato Wikipedia, ho interpretato il significato nel modo che le ho esposto.

È errata forse, l’interpretazione di Wikipedia?”.

Il professore mosso dalla sfida tacitamente lanciata, chiede di collegarsi al sito per verificare quanto è stato detto.

Si scopre che il ragazzo aveva sbagliato contesto.

Il professore, riprende l’allievo e gli chiarisce che Internet è uno strumento, e come tale, va utilizzato per ciò che esso è stato pensato.

L’ultima visita la effettuo in un’aula e anche qui, assisto a una piccola sceneggiata.

Un insegnante sorprende distratto un alunno e chiede.

“Scusami Rossi, perché non sei attento?

Non ti interessa l’argomento?”.

Il ragazzo risponde:

“Professore, quello che sta dicendo lo trovo già scritto su Internet!

Venire a scuola mi sembra tempo perso, ma lo faccio per il pezzo di carta!”

Il professore rimase senza parole!

Anch’io rimango deluso, ma ancora peggio, mi rattristo se penso al significato associato a una particolare attività che si tiene su Internet: “Social networking”.

Sapevo da molto tempo che “sociale” significa “vivere insieme” e quando si convive il linguaggio del corpo è primo attore nella comunicazione dei messaggi dell’anima.

Potrebbe Internet minacciare la vera essenza dell’uomo?

Temo nel rispondere!

sabato 1 marzo 2025

Trump e il vitello d'oro


Si è discusso molto sul video diffuso dal presidente degli Stati Uniti, Trump che, ricorrendo all’intelligenza artificiale, ha disegnato la futura Gaza risorta nell’Eldorado.

Si tratta di una vera provocazione; un colpo di frusta su un corpo pieno di vive ferite; un implicito disprezzo per la sofferenza altrui; un impasto di megalomania e stupidità umana.

Ho seguito molti dibattiti televisivi e ho ascoltato alcuni commentatori che sorprendentemente applaudivano l’iniziativa del forsennato americano. Lo giustificavano dicendo che nessuno ha fatto niente per Gaza e la pace prima di lui mentre questa iniziativa dovrebbe scuotere gli animi.

Mi sembra assurda la giustificazione! 

Sarebbe come far vedere un pollo arrosto ad una persona che muore di fame e poi dirgli che per ora si tratta di un pollo finto, in futuro sarà a tua disposizione.

Oscena è questa ostentazione di ricchezza e di felicità in un luogo che è tutt’oggi la tomba di migliaia di uomini e di tantissimi bambini.

Oscena è la visione neo-coloniale del popolo palestinese considerato come schiavo dell’impero caratterizzato da forza e denaro.

Oscena è questa blasfema rappresentazione della statua di Trump in oro che si impone nelle strade delle nuova Gaza, come un nuovo Vitello d’oro da adorare e servire.

Oscena è l’idolatria del denaro (sparso a gran mani da Murk su dei poveracci senza dignità), del potere (plasticamente incarnata in Trump e Netanyahu che prendono un cocktail a bordo piscina) e del successo mostrato come una ossessione paranoica e distruttiva.

Nessun rispetto umano, nessun riguardo per le migliaia di morti, nessuna considerazione per la sofferenza umana, per le macerie, per il dolore di un popolo. Nessun credito alla dignità umana, alla giustizia e alla solidarietà ma una oscena ostentazione di narcisismo, potere e denaro.

Più che uno sogno futuribile appare un incubo della peggior specie, di quelli che compaiono come postumi di una brutta ubriacatura.

L’aggettivo “osceno” qualifica la demenza che sale sul palco teatrale per una rappresentazione in mondovisione. Osanna del disgusto in 41 secondi.

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