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Nell'era di Internet


 

Nell’era di Internet, tutto sembra più bello, più facile e meno faticoso.

Tutte le scuole, ormai, hanno la connessione ad Internet.

È facile notare Laptop, Ipod, Iphone, Blackberry connessi via wireless con la rete. La sindrome delle e-mail, notifiche, poke e simili, ci avvolge. I servizi scolastici si avvinghiano tra Internet, Intranet ed Extranet, macinando dati e informazioni che saturano le linee ADSL.

Le istituzioni scolastiche arricchiscono la loro offerta formativa con corsi di specializzazione, approfondimento e integrativi.

Nuovi strumenti di controllo e supporto alla didattica si moltiplicano.

Ho la tentazione di associare la corsa a Internet con quella all’oro.

Per chi non ha presente questa fase della storia, mi permetto di ricordarla.

Nel XIX secolo migliaia di persone negli USA, migrarono nei luoghi dove si diceva che ci fosse tanto oro da raccoglierlo con le mani. Nella febbrile ricerca dell’oro, pochissimi si arricchirono, ma moltissimi rimasero con un pugno di mosche in mano. I poveracci, illusi, vissero di stenti e morirono con l’amarezza di non esserci riusciti.

Internet, oggigiorno, appare come l’oro del Colorado. Tutti sentono l’importanza e la voglia di tuffarsi dentro, ma pochi sono consapevoli di entrare in un luogo senza gravità.

Scusate la presunzione, ma un giorno decisi di imitare il grande Socrate. Mi resi trasparente e girai per un istituto tecnico.

Già prima di entrare, vidi dei ragazzi fuori che attendevano l’inizio della seconda ora. Sentivo che uno di loro si lamentava poiché, avendo fatto tardi la sera prima, non era riuscito ad alzarsi per tempo, alla prima ora. Chissà perché i ragazzi dell’era di Internet vanno a letto tardi la notte!

Entrando nella scuola, vedo qualcosa di innovativo rispetto ai vecchi tempi. I giovani collaboratori scolastici hanno sostituito il classico giornale con un notebook.

In segreteria, ogni applicata è immersa nella videata del suo PC.

Non so se interpreto bene, ma ho l’impressione che qualcuna di loro, si chieda: “…ma perché fa cosi?”.

Il silenzio del luogo di lavoro è solo interrotto da esclamazioni o da domande senza interlocutore.

Passo attraverso il muro e cerco di interpretare il pensiero del dirigente scolastico perché anch’egli deve trovare il tempo per il lottare con il PC. Il suo pensiero mi appare un po’ più chiaro.

“Devo finire velocemente questo lavoro! Se non lo facessi il mio lavoro apparirebbe poco professionale. Inoltre, pur non convito su alcune scelte operate, devo adeguarmi, altrimenti darei strada a critiche gratuite… ”.

Mi affaccio in un laboratorio tecnico e noto un professore che si avvicina a un alunno e gli chiede:

“Potresti ripetermi il significato di …, che ho illustrato nella precedente lezione?”.

L’alunno non avendo avuto tempo per studiare, cerca di tergiversare, prima di dare la risposta. Mentre il professore lo aiuta a ricordare, il furbo alunno, via Internet, attiva la pagina Wikipedia e tenta una lettura fugace.

Un attimo dopo, l’alunno abbozza una risposta.

Il professore la dichiara incompleta e addirittura errata.

A questo punto, il ragazzo tira fuori l’asso dalla manica e afferma:

“Professore, avendo ieri consultato Wikipedia, ho interpretato il significato nel modo che le ho esposto.

È errata forse, l’interpretazione di Wikipedia?”.

Il professore mosso dalla sfida tacitamente lanciata, chiede di collegarsi al sito per verificare quanto è stato detto.

Si scopre che il ragazzo aveva sbagliato contesto.

Il professore, riprende l’allievo e gli chiarisce che Internet è uno strumento, e come tale, va utilizzato per ciò che esso è stato pensato.

L’ultima visita la effettuo in un’aula e anche qui, assisto a una piccola sceneggiata.

Un insegnante sorprende distratto un alunno e chiede.

“Scusami Rossi, perché non sei attento?

Non ti interessa l’argomento?”.

Il ragazzo risponde:

“Professore, quello che sta dicendo lo trovo già scritto su Internet!

Venire a scuola mi sembra tempo perso, ma lo faccio per il pezzo di carta!”

Il professore rimase senza parole!

Anch’io rimango deluso, ma ancora peggio, mi rattristo se penso al significato associato a una particolare attività che si tiene su Internet: “Social networking”.

Sapevo da molto tempo che “sociale” significa “vivere insieme” e quando si convive il linguaggio del corpo è primo attore nella comunicazione dei messaggi dell’anima.

Potrebbe Internet minacciare la vera essenza dell’uomo?

Temo nel rispondere!

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