Gabriel Marcel (1889–1973) era filosofo, drammaturgo e musicista. Sebbene non sia un nome noto, il suo lavoro offre una ricca prospettiva su cosa significhi essere umani. Ciò che lo rende interessante è che il suo pensiero si basa sull'esperienza vissuta piuttosto che su schemi astratti.
Nel mondo anglosassone, Marcel è noto soprattutto per due importanti contributi. Dal 1949 al 1950, tenne le Gifford Lectures all'Università di Aberdeen, che apparvero in seguito come The Mystery of Being, un volume in due volumi. Più di un decennio dopo, tra il 1961 e il 1962, tenne anche le William James Lectures all'Università di Harvard, che furono successivamente pubblicate con il titolo The Existential Background of Human Dignity.
Marcel nacque nel 1889, lo stesso anno di Martin Heidegger e Watsuji Tetsuro. Dopo la prematura scomparsa della madre, fu cresciuto dal padre e dalla zia. Studente brillante per tutta la giovinezza e l'età adulta, Marcel superò l'agrégation – un esame nazionale altamente competitivo in Francia – in filosofia nel 1910 e continuò a insegnare a Sens, Parigi e Montpellier. Parallelamente alla sua carriera accademica, lavorò come critico teatrale e curatore editoriale, a dimostrazione del suo interesse per le arti.
Marcel mantenne rapporti attivi con molti dei principali filosofi della sua epoca, tra cui Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sartre e Paul Ricœur. Molti di loro partecipavano agli incontri informali che Marcel organizzava a casa sua il venerdì sera.
A partire dal 1934, Gabriel Marcel iniziò a ospitare incontri settimanali del venerdì a casa sua per studenti di filosofia, con l'obiettivo di promuovere un pensiero vivace e personale tra i giovani che si preparavano all'agrégation. Gli appunti presi da sua moglie, Jacqueline Marcel, rivelano chi partecipava a queste "discussioni" e quali argomenti venivano trattati. Anche filosofi affermati partecipavano a queste sessioni. Sappiamo, ad esempio, che Sartre tenne una presentazione a casa di Gabriel Marcel venerdì 25 giugno 1938.
Questo piccolo aneddoto rivela qualcosa di significativo sulla vocazione di Marcel. Era, soprattutto, un insegnante, e un insegnante profondamente impegnato. Dedicava generosamente il suo tempo a sostenere lo sviluppo intellettuale e personale dei suoi studenti, e questa dedizione pedagogica rimase centrale per tutta la sua vita.
Oltre a opere filosofiche più convenzionali come saggi e monografie, Marcel scrisse anche conferenze, diari e opere teatrali. La sua decisione di esprimere le sue idee attraverso una varietà di forme era coerente con la sua sensibilità filosofica, che si opponeva deliberatamente ai vincoli della costruzione di sistemi. Nonostante questa diversità e l'intenzionale mancanza di sistematicità, i temi centrali del suo pensiero – presenza, fedeltà, speranza e trascendenza – emergono con coerenza in tutta la sua opera.
Uno dei contributi filosofici più significativi di Gabriel Marcel è la sua distinzione tra avere (avoir) ed essere (être), un tema che sviluppò in particolare in Essere e avere (1935) e Il mistero dell'essere (1951). Questa distinzione è fondamentale per gran parte della sua riflessione esistenziale.
Per Marcel, l'avere si riferisce a una modalità di esistenza in cui le entità – incluso il sé – sono oggettivate, trasformate in cose che possono essere possedute, manipolate o classificate. Questa modalità è caratterizzata da esteriorità, utilità e controllo. Al contrario, l'essere indica una modalità di esistenza partecipativa e interiore, caratterizzata da presenza, apertura e relazionalità. Nella modalità dell'essere, il sé non si distingue dagli altri o dal mondo, ma è fondamentalmente coinvolto, vulnerabile e reattivo.
Marcel ancora questa distinzione all'esperienza della corporeità, che descrive come la linea di demarcazione tra avere ed essere. Spiega:
“La corporeità deve essere considerata come il confine tra essere e avere. Ogni avere si definisce in qualche modo in termini del mio corpo, cioè in termini di qualcosa che, essendo esso stesso un "avere" assoluto, cessa, in virtù di questo stesso fatto, di essere un "possesso" in qualsiasi senso del termine. "Avere" è poter disporre di, avere potere su; Mi sembra chiaro che questa disposizione o potere implichi sempre l'interposizione dell'organismo, cioè di qualcosa di cui, proprio per questo, non posso dire che sia a mia disposizione.”
Nella sua critica della modernità, Marcel sosteneva che le società tecnologiche e consumistiche incoraggiano un atteggiamento di avere che eclissa la realtà più fondamentale dell'essere. In tali condizioni, le persone tendono a essere trattate come strumenti, ruoli o unità funzionali, e l'esperienza è sempre più mercificata.
Ciò si traduce, sosteneva Marcel, in una forma di impoverimento spirituale, caratterizzato da alienazione, oggettivazione ed erosione della vita interiore. In risposta, invocava un rinnovato impegno verso la sfera dell'essere, da coltivare attraverso la fedeltà, la disponibilità e la partecipazione creativa alla vita degli altri.
Le riflessioni di Gabriel Marcel sull'avere e sull'essere forniscono risposte ponderate a molte sfide della vita moderna. Ci incoraggia a smettere di trattare le persone e le esperienze come beni o problemi da risolvere e ad affrontare la vita con apertura, presenza e autentico coinvolgimento.
Attraverso la sua distinzione tra problemi e misteri, sottolinea che aspetti significativi dell'umanità, come l'amore, la speranza e la fede, non possono essere semplificati in soluzioni tecniche o risposte facili.
In un'epoca ossessionata dall'efficienza e dal controllo, la filosofia di Marcel ci invita a dare priorità al significato, alla presenza e allo scopo. Chiunque sia interessato a vivere una vita piena e autentica troverà le sue opere arricchenti e stimolanti. I suoi scritti ci incoraggiano a riflettere più profondamente sulla nostra vita e sulle nostre relazioni e ad abbracciare il mistero al centro dell'esistenza.
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