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L'industria del sesso in Giappone


 

Una società ammirata da molti occidentali sta sprofondando in un sistema di sfruttamento sessuale che riempie l’osservatore di uguale fascino e disgusto.

I numeri che leggo mi tengono sveglio la notte. Un club ospitante chiedeva 5.000 dollari a notte: denaro che avrebbe potuto sostenere una famiglia per mesi si è trasformato in momenti vuoti di falso affetto. Una bottiglia di champagne da 400 dollari è il prezzo della solitudine a Tokyo.

È da inorridire analizzando i dati: giovani donne, istruite, laureate, costrette a scegliere tra il debito eterno o la vendita del proprio corpo. I club ospitanti sono solo la porta verso un inferno finanziario con tassi di interesse mensili del 30%.

La crudezza dei numeri stupisce: 300 dollari l’ora per il “servizio”, con le “lavoratrici” che ricevono solo 90 dollari. Il sistema è così perverso da trasformare lo sfruttamento in scienza, con algoritmi che determinano i prezzi in base all’età e all’aspetto.

I rapporti della polizia sono incredibili.

I social media, pensati per connettere le persone, sono diventati uno strumento di reclutamento. Promesse di 8.000 dollari al mese nascondono turni giornalieri disumani di 12 ore. La tecnologia che dovrebbe liberare rende schiava una nuova generazione.

La criminalità organizzata ora utilizza applicazioni, intelligenza artificiale e analisi dei dati per massimizzare i profitti. Lo sfruttamento sessuale è diventato un’industria tecnologica da miliardi di dollari.

Le statistiche sulla salute mentale devastano ogni sano pensiero.

Come possiamo accettare che il 68% di queste donne soffra di stress post-traumatico?

Il sistema sanitario giapponese, già precario nell’assistenza psicologica, delude completamente queste vittime.

La mia mente non riesce a elaborare la portata di questa tragedia: 2,3 trilioni di yen – circa 15,5 miliardi di dollari – che circolano ogni anno nella sola Tokyo. Si tratta di più soldi dell’intera industria costruita sulla sofferenza silenziosa di migliaia di persone.

Il ciclo è diabolico: la solitudine porta al debito, il debito porta alla prostituzione, la prostituzione porta a ulteriore solitudine. Le storie che arrivano dalle organizzazioni di sostegno sono strazianti: donne brillanti ridotte a semplici numeri in un sistema progettato per prosciugare le loro anime.

Non si può ignorare come la società giapponese, così concentrata sulle apparenze, chiuda un occhio su questa realtà. Lo stesso paese che censura i capezzoli e permette agli adolescenti di essere apertamente reclutati per “lavori part-time” in strutture sospette.

Il silenzio della comunità internazionale è complice. Mentre discutiamo di anime e tecnologia giapponese, un'intera generazione viene schiacciata da una macchina che distrugge i sogni.

La verità più dolorosa è che questo sistema non esiste per caso. È stato meticolosamente progettato per sfruttare le vulnerabilità emotive e finanziarie. Ogni aspetto, dal reclutamento all’aumento dei debiti, è calcolato per massimizzare i profitti e ridurre al minimo le fughe.

La terra del Sol Levante, che è tanto ammirata, sta perdendo la sua anima in un mercato dove tutto ha un prezzo: dignità, sogni, futuro.

E il mondo? Il mondo osserva in silenzio, ipnotizzato dalle luci al neon e dalle promesse vuote.

Quante altre donne devono perdere la propria anima prima di renderci conto di questa realtà?

Cosa dici alle generazioni future quando ti chiederanno dove si trovavano mentre un’intera società affogava nei debiti e nella disperazione?

Quanto vale davvero la nostra umanità?

 

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