Scrivere del Natale sarebbe come invitarmi a sognare ad occhi aperti e poiché per molti è una sensazione che si confonde tra la fantasia e la realtà, allora mi convinco di disquisire su un sogno.
Già da bambino, non ancora consapevole di amore, ero solito cercare posti lontani dalla furia giornaliera delle “cose” importanti e mi eclissavo in piena campagna o sotto calde coperte per viaggiare nei sogni.
Il mio Natale è l’espressione più intima del volersi bene; è l’occasione per mostrare la parte più bella di noi stessi, quella che solitamente riserviamo a chi amiamo così profondamente da ritenere stupida l’idea di nascondere qualcosa, anzi, verso queste persone sorge spontanea la voglia di raccontar tutto sinceramente; si sperimenta una liberazione, una rinascita.
Esattamente come mendicanti d’Amore, ci si rivolge al prossimo con la certezza di vedere la mano tesa. Credetemi, è dura essere sempre se stessi in questo nostro mondo!
Nel clima natalizio si diffonde una specie di armistizio sociale. Ogni tenerezza non viene soppesata completamente come una debolezza dell’essere o come una regressione infantile, ma come una corrispondenza ad una aspettativa collettiva che induce alla bontà, alla solidarietà e alla reciproca (momentanea) tolleranza.
Oserei dire che in questo periodo si attraversa una fase di drogaggio collettivo per cui l’effetto benefico che si ottiene è soltanto transitorio. Invece, il clima natalizio dovrebbe essere quello di tutti i giorni, ma a causa delle nostre debolezze, lo releghiamo solo a dicembre di ogni anno, come si fa per gli appuntamenti formali.
In aggiunta ci sono i regali. Perché? È il modo più semplice per mostrarsi buoni e generosi. Purtroppo, la maggior parte degli umani tende a mostrare la propria gratificazione con l’uso della moneta. Così, il sentimento spesso rischia di apparire di "cartone" o al massimo una ludica attività per vanitosi, allora si “pensa” al concreto, come mangiare e divertirsi spendendo soldi.
La povertà d’animo esclude alternative per cui non far regali o non mangiare il panettone, si trasformerebbe in una frustrazione sociale.
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